Teatro

Diluvio d’applausi per Raffaele Paganini

Diluvio d’applausi per Raffaele Paganini

Il musical “Cantando sotto la pioggia” con l’étoile della danza al Gran Teatro di Roma fino al 20/3 Nei panni di Don Lockwood, torna a danzare sotto un vero diluvio che riempie di pozzanghere l’immenso palcoscenico del Gran Teatro, l’étoile dell’Opera Raffaele Paganini. “Cosa ho ritrovato in questo personaggio? Una vecchia memoria che mi si è riaccesa dentro. Questo nuovo Don è meno agitato, meno nervoso, e più consapevole. Ho preso confidenza con la recitazione e il canto. Col ballo, del resto, eravamo già marito e moglie”. Un musical leggendario salutato da un diluvio d’applausi nell’assolo ballato sotto un vero temporale ricreato in scena. Su il sipario. Dopo averlo prodotto con successo nel ’96 la Compagnia della Rancia riporta in palcoscenico Cantando sotto la pioggia, celebre commedia del ’52 diretta da Gene Kelly e Stanley Donen, interpretata dallo stesso Kelly con Debbie Reynolds, Jean Hagen e Donald O’Connor. In cartellone al Gran Teatro di Tor di Quinto, il musical rimarrà in scena fino al 20 marzo alternando canzoni memorabili a numeri di tip-tap stampati nella memoria dei cinefili: dal romantico duetto vocale Would you, alla performance acrobatica di Donald O’Connor in Make ‘em laugh, fino alla mitica Singin’ in the rain cantata e ballata da un esplosivo Gene Kelly. Il cast messo insieme da Saverio Marconi per la ripresa di uno show arricchito di nuovi numeri di ballo, affianca l’étoile dell’Opera Raffaele Paganini a Justine Mattera (nel ruolo della platinata diva Lina Lamont), Giuliana Ottonello (Katy Selden) cantante vincitrice della seconda edizione della factory Amici di Maria De Filippi, e Gianfranco Phino (Cosmo). Cantando sotto la pioggia celebra il miracolo della celluloide, quando, sul finire degli anni venti, il cinema venne traghettato dal muto al sonoro costringendo gli attori a un totale rinnovamento. Un travolgente assolo di Gene Kelly che balla per strada, tra le pozzanghere, gioioso e inzuppato nel bel mezzo di un temporale, ne è da sempre il manifesto. A far da scenografia c’è la cara vecchia, Hollywood, fabbrica dei sogni dorata e avvelenata, sempre pronta a puntare i riflettori sull’astro nascente propizio. Nei panni di Don Lockwood, torna a danzare sotto un vero diluvio che riempie di pozzanghere l’immenso palcoscenico del Gran Teatro, l’étoile dell’Opera Raffaele Paganini. “Cosa ho ritrovato in questo personaggio? Una vecchia memoria che mi si è riaccesa dentro. Questo nuovo Don è meno agitato, meno nervoso, e più consapevole. Ho preso confidenza con la recitazione e il canto. Col ballo, del resto, eravamo già marito e moglie”. Il ballo, appunto. Danzare sotto gli scrosci d’acqua che fanno aderire i vestiti al corpo non le impedisce in qualche modo i movimenti? “No. Sono un motociclista perciò sono abituato a resistere alle botte di pioggia. Ma ballare sul palco davanti al pubblico, mentre i tecnici dietro le quinte regolano la temperatura dell’acqua che viene giù, è meraviglioso. Speriamo che con gli applausi non arrivino anche i reumatismi” scherza Paganini che aveva già interpretato Cantando sotto la pioggia nel ’96. Saverio Marconi lo mise sotto contratto dopo averlo visto danzare Un Americano a Parigi, nella stagione ‘94/’95. “Quello fu il mio primo musical prodotto da Enzo Sanni, un uomo col quale vorrei tornare a lavorare riprendendo il musical ispirato al film di Vincente Minnelli” confessa l’étoile che dopo aver danzato nei panni di Rodolfo Valentino e Adamo Pontipee (nel musical Sette spose per sette fratelli, ndr) oggi ha fondato una sua compagnia: la Compagnia Nazionale di Raffaele Paganini che la prossima estate porterà in tournée Sirtaki, un omaggio alla Grecia. “Ora che ho iniziato a studiare seriamente il tip-tap potrei far ballare un altro mito: Fred Astaire, chiosa Paganini. Un danzatore d’altri tempi nobile e perfetto, talmente preciso che non sporcava mai un passo. Ma lo sento ancora troppo lontano dal mio modo di ballare. Gioioso e vitale, come Gene Kelly”.